Cigni selvatici by Jung Chang

Cigni selvatici by Jung Chang

autore:Jung Chang
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
Tags: Biography & Autobiography, General
ISBN: 9788830441019
editore: Longanesi
pubblicato: 2014-06-17T22:00:00+00:00


La politica invase sempre di più la mia vita dopo il mio ingresso nella scuola media, nell’autunno del 1964. Il primo giorno di scuola ci dissero che dovevamo ringraziare il presidente Mao per il fatto che eravamo lì, poiché alle iscrizioni di quell’anno era stata applicata la sua «linea di classe». Mao aveva accusato scuole e università di «accogliere troppi figli della borghesia»; da quel momento in poi, aveva ordinato, si doveva dare la priorità ai ragazzi e alle ragazze «di famiglie buone» (chu-shen hao). Ciò significava avere operai, contadini, soldati o funzionari del Partito come genitori, soprattutto come padri. L’applicazione di quella «linea di classe» all’intera società significava che il destino di ciascuno era determinato, ancor più di prima, dalla famiglia a cui apparteneva e dalle circostanze accidentali della nascita.

Del resto, spesso la condizione di una famiglia era ambigua: un operaio poteva aver lavorato in passato in un ufficio del Kuomintang; un impiegato non rientrava in nessuna categoria; un intellettuale era di per sé «indesiderabile», ma se apparteneva al Partito? E come classificare i figli di tali genitori? Molti funzionari addetti alla formazione delle classi decisero di andare sul sicuro, il che significava dare la preferenza ai figli di funzionari del Partito: nella mia classe erano circa la metà.

La mia nuova scuola, la Scuola Media Numero Quattro, era la migliore scuola «speciale» dell’intera provincia e accoglieva gli studenti che avevano riportato i voti più alti nell’esame di ammissione dell’intero Sichuan. Negli anni precedenti, l’ammissione era stata decisa unicamente in base ai risultati degli esami, ma quell’anno le votazioni degli esami e la provenienza familiare avevano lo stesso peso.

Nei due esami scritti, ottenni il cento per cento in matematica e un insolito centoventi e «lode» nella prova di cinese. Mio padre mi aveva inculcato il concetto che non dovevo fare affidamento sul nome dei miei genitori, e a me non andava a genio che gli altri pensassero che era stata la «linea di classe» a farmi ammettere in quella scuola; ben presto, però, non ci pensai più. Se il presidente Mao diceva così, doveva essere ben fatto.

Fu in quel periodo che i «figli di alti funzionari» (gao-gan zi-di) divennero quasi uno strato sociale a sé: acquisirono un atteggiamento che li rendeva identificabili senza possibilità di errore come membri di un gruppo elitario, che trasudava la consapevolezza di essere potente e intoccabile. Molti figli di alti funzionari divennero più arroganti e altezzosi che mai e, da Mao in giù, si esprimeva di continuo apprensione per il loro comportamento. Divenne un tema ricorrente sulla stampa, ma tutto ciò non fece che rafforzare nei ragazzi la convinzione di essere un gruppo speciale.

Mio padre ci metteva spesso in guardia contro quell’atteggiamento e contro la tentazione di formare consorterie con altri figli di alti funzionari. Il risultato era che avevo pochi amici, dato che incontravo di rado ragazzi di altri ambienti. Quando poi entravo in contatto con loro, scoprivo che eravamo tanto condizionati dall’importanza dell’estrazione familiare e dalla mancanza di esperienze in comune che avevamo ben poco da dirci.



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